In questa pagina mostriamo i modelli 3D interattivi che riproducono alcuni degli oggetti conservati tra le sale del Museo della Specola dell’INAF Osservatorio Astronomico di Palermo. La tecnica utilizzata per riprodurre questi oggetti è stata quella della fotogrammetria, una metodologia di acquisizione immagini che dalle semplici foto ottenute da una fotocamera digitale permette di giungere alla creazione di un modello tridimensionale.

La semplicità del processo rientra nella logica dell’image based modeling, ovvero la modellazione tridimensionale basata su immagini e metodi di rendering partendo da immagini bidimensionali. Si parte posizionando l’oggetto al centro di una stanza (se molto grande), oppure su un piccolo set fotografico ed eseguire almeno due riprese dell’oggetto da punti di vista differenti. Dobbiamo anche tenere conto delle luci che devono essere posizionate attorno all’oggetto senza che creino ombre.

Per il processo fotogrammetrico, una volta realizzati quanti più scatti possibili dell’oggetto da molteplici inquadrature, carichiamo le foto ottenute su 3DF Zephyr Lite, un software molto usato per la fotogrammetria. Lo strumento mette insieme tutti gli scatti realizzati e produce il modello 3D.

 

Macchina fotografica a soffietto Errico Melendez

Realizzata a Londra tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, è in ottone, mogano, vetro e cuoio. È stata realizzata per fotografi e viaggiatori ed è ideale per le spedizioni scientifiche.  Fu probabilmente utilizzata dall’astronomo Temistocle Zona (1848-1910) durante la spedizione a Sfax, in Tunisia, per osservare l’eclisse totale di Sole del 1905.

Globo di Marte datato fine XIX secolo

Il modello venne acquistato dall’Osservatorio intorno al 1878, anno in cui Giovanni Schiaparelli presentò alla comunità scientifica i suoi risultati sull’osservazione dei presunti canali di Marte realizzati dalla popolazione dei marziani. Dal modello è possibile notare la rappresentazione dei suddetti canali.

 

Orologio a Pendolo (Cumming & Grant), 1790

L’orologio fu acquistato da Giuseppe Piazzi, primo direttore dell’Osservatorio, a Londra. A Palermo fu collocato nella stanza circolare che ospitava il Cerchio di Ramsden, lo strumento con cui venne scoperto Cerere, e regolato sul tempo sidereo.  All’inizio del 1903 fu ripulito e collocato nella sala centrale del Museo.

 

Busto di Giuseppe Piazzi (1746 – 1826)

Primo direttore dell’Osservatorio di Palermo, è noto per aver redatto due importanti cataloghi stellari e per aver commissionato la costruzione del Cerchio di Ramsden, strumento altazimutale che gli servì per scoprire Cerere nel 1801, il primo asteroide mai osservato, riclassificato come pianeta nano dal 2006.

 

Globo Terrestre di Rigobert Bonne, XVIII secolo

È molto raro e fu acquistato da Jérôme Lalande per conto di Giuseppe Piazzi e inviato a Palermo.
Il globo è in cartapesta ricoperta di gesso, su cui è applicata la carta stampata, un tipo speciale di carta chiamato ”papier du nom de Jésus”, suddivisa in dodici fusi che si estendono tra -70 e +70 gradi di latitudine e due calotte circolari. Il meridiano è in ottone e il supporto in legno di noce.

 

Busto di Angelo Secchi (1818-1878)

Angelo Secchi, gesuita e astronomo, è considerato il fondatore della spettroscopia astronomica. Fu direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano e si occupò per primo di classificare le stelle in classi spettrali.

 

Sfera armillare di Delamarche

L’oggetto rappresenta un piccolo mappamondo con due piccoli bracci metallici che sostengono i dischetti del sole e della luna.  Risale alla II metà del XIX secolo. Il materiale utilizzato è il legno, l’ottone, il cartone e il ferro.

Planetario di G. Porcasi

Dalle fonti d’archivio sappiamo che venne costruito da Giuseppe Porcasi, meccanico al Reale Osservatorio di Palermo, intorno al 1810-1820, su disegno di Giuseppe Piazzi. La sfera dorata centrale rappresenta il Sole, i dischetti in cartone crappresentano i pianeti conosciuti all’epoca come Mercurio e Venere.  Si osserva un cerchio aperto, in legno e carta, che rappresenta l’orbita della Terra al quale è connesso un secondo cerchio aperto, più piccolo, che rappresenta l’orbita della Luna. Seguono Marte e i quattro pianetini Vesta, Cerere, Pallade e Giunone, poi Giove, Saturno (raffigurato sul dischetto con l’anello) ed infine Urano (che compare col nome di Herschel, suo scopritore, secondo l’uso francese dell’epoca). Due cerchi esterni verticali rappresentano gli equinozi e i solstizi, infine un cerchio orizzontale rappresenta l’equatore celeste.

I modelli 3D sono stati realizzati da Salvatore Speziale (INAF Osservatorio Astronomico di Palermo).