Attività didattica progettata da Chiara Crociati e Massimiliano Romanello durante il corso di dottorato “Designing innovative public engagement activities” tenuto all’Università di Bologna nel 2023.
Per millenni l’umanità ha vissuto a stretto contatto con il cielo stellato, imparando a riconoscere in esso alcune figure, le costellazioni, che raccoglievano una narrazione comune ed un sistema di credenze e tradizioni in grado di fornire una risposta al grande quesito dell’origine del mondo e dell’universo. La letteratura italiana e i classici greci e latini esemplificano questo rapporto millenario.
Materiali
• testi (pdf a questo link)
• tracce sonore (link): facoltativo
• riproduttore audio (smartphone, cassa, computer): facoltativo
Descrizione dell’attività
In questa attività si analizzano alcuni brani di letteratura italiana e straniera legati alla visione del cielo stellato e al riconoscimento delle costellazioni. Le antiche società agricole della Mesopotamia e dell’antico Egitto si dedicarono per prime allo studio dei moti celesti. Impararono a riconoscerne i cicli e le regolarità per soddisfare delle esigenze di tipo pratico, come la misura del tempo, necessaria a scandire i periodi di semina e di raccolto. I Greci, popolo di grandi navigatori, utilizzavano le stelle per orientarsi in mare aperto, nella notte priva di altri punti di riferimento. Tale conoscenza è stata coltivata e tramandata oralmente, nel corso delle generazioni e dei secoli, come un patrimonio comune, immateriale, dell’umanità. Ne troviamo ampie testimonianze nella letteratura di ogni genere, che inevitabilmente, ci racconta qualcosa su noi stessi e sullo spirito del tempo.
I testi sono tematicamente divisi in tre parti. La prima è dedicata al cielo nella cultura popolare e raccoglie testi di Omero, Pascoli e Verga. Testimonianze, rispettivamente, dell’utilizzo di asterismi e costellazioni durante la navigazione e dei loro nomi nella cultura popolare del nord e del sud Italia.
La seconda parte affronta il tema dell’inversione di prospettiva. La visione della notte stellata spalanca gli spazi della riflessione filosofica e permette di formulare interrogativi circa la posizione della Terra nell’universo e dell’uomo rispetto al cosmo. Proponiamo alcune letture di diverse epoche storiche, da Cicerone, di tradizione aristotelica, Giordano Bruno e Galileo Galilei, che abbracciano la rivoluzione copernicana e segnano l’avvento della scienza moderna, Leopardi, inquadrabile in chiave pessimistico-materialista e infine Calvino.
Gli ultimi due testi riassumono infine il senso dell’intera attività. Luna e Gnac di Calvino rappresenta una delle prime testimonianze di come l’inquinamento luminoso abbia cancellato millenni di tradizione e di patrimonio culturale, rendendo il cielo cittadino uniformemente piatto e lattiginoso e così negando la visione della Via Lattea e delle costellazioni a frazioni sempre crescenti di popolazione. Una conseguenza della società industriale e dell’elettrificazione delle città, nonché di tecniche di illuminazione pubblica poco razionali ed efficienti.
Leggere i testi e analizzarli con i partecipanti, introducendo i concetti fisico-astronomici rilevanti (si veda per questo la sezione “Spiegazione del processo fisico”). Le immagini che accompagnano i testi possono essere utilizzate per guidare la narrazione e la discussione. Per la lettura dei testi è possibile utilizzare le registrazioni effettuate dai dottorandi dell’Università di Bologna (link). Per sensibilizzare maggiormente i partecipanti al tema dell’inquinamento luminoso le parole dei testi sbiadiscono e le voci registrate si fanno sempre più sfumate e disturbate, proprio come la visione del cielo stellato è sempre più disturbata e resa difficoltosa dall’inquinamento luminoso che impedisce di vedere le stelle ad occhio nudo. Il problema dell’inquinamento luminoso è risolvibile adottando metodologie e politiche responsabili per l’illuminazione delle aree urbane. Le costellazioni, assieme a ciò che per noi rappresentano, sono sempre nella notte, in attesa.
Di seguito riportiamo i testi e le immagini associate, per ogni area tematica, oltre ad alcuni suggerimenti di analisi testuale.
Parte prima: il cielo nella cultura popolare
Nel libro V dell’Odissea, Ulisse sta lasciando l’isola di Ogigia, dimora della ninfa Calipso, sulla zattera che egli stesso si è costruito, per dirigersi verso Itaca. L’eroe omerico si orienta in mare aperto osservando le stelle.
Alcuni elementi su cui soffermarsi:
- «la sola esclusa dai lavacri di Oceano»: l’Orsa Maggiore è una costellazione circumpolare, durante la notte rimane quindi visibile sopra l’orizzonte.
- Al giorno d’oggi, la posizione del polo nord celeste si trova a circa mezzo grado da Ursae Minoris, che pertanto assume la denominazione di Stella Polare. Ma non è sempre stato così. A causa della precessione degli equinozi, dovuta all’attrazione gravitazionale della Luna e del Sole e alla non perfetta sfericità della Terra, l’asse terrestre traccia sulla sfera celeste una circonferenza. Il polo nord cambia nel corso dei millenni. Ai tempi della guerra di Troia esso si trovava al confine tra le due Orse. Mantenere a manca l’Orsa Maggiore, “che ruota in un punto”, equivaleva infatti a viaggiare verso est.
Immagine: Costellazione dell’Orsa Maggiore
Giovanni Verga, nel suo romanzo “I Malavoglia”, offre un’importante testimonianza di come il cielo stellato, con i suoi asterismi, ammassi e costellazioni, fosse intimamente legato alla tradizione e alla cultura contadina, di cui sembra scandire tempi e ritmi.
Alcuni elementi su cui soffermarsi:
1. «Tre Re» o «Tre Bastoni»: stelle centrali della costellazione di Orione, di cui rappresentano la cintura.
2. La «Puddara»: gallinella o chioccia, nome popolare in Sicilia, usato per indicare l’ammasso aperto delle Pleiadi.
Immagine: regione di formazione stellare nella nebulosa di Orione
La poesia “Il Gelsomino notturno” fu composta in occasione del matrimonio dell’amico Gabriele Briganti ed è considerata uno dei più importanti esempi di simbolismo pascoliano. Sullo sfondo della prima notte di nozze, il testo affronta il tema della sessualità, per mezzo di una descrizione multisensoriale del paesaggio notturno, ricca di metafore forte- mente allusive.
Alcuni elementi su cui soffermarsi:
- Con l’arrivo della notte («l’ora che penso ai miei cari»), in cui le falene si affollano attorno ai cespugli, i fiori del gelsomino si aprono, per poi richiudersi al mattino.
- La vitalità e la fecondità della natura vengono costantemente accostate alla morte. Traspare qui il senso di esclusione del poeta, «l’ape tardiva» a cui è preclusa l’esperienza dell’amo- re coniugale. Sullo sfondo ruotano i cieli e si muove, scintillando, l’ammasso delle Pleiadi, o «Chioccetta».
- È l’alba. I fiori impollinati richiamano alla gravidanza della sposa e all’attesa di una nuova vita.
Immagine: ammasso delle Pleiadi
Parte seconda: inversione di prospettiva
Scipione assiste ad una vera e propria visione cosmologica. Vede l’intero universo racchiuso in nove sfere, che muovendosi producono un suono «intenso e armonioso», secondo una «razionale proporzione». Sullo sfondo si staglia la Via Lattea, di un candore abbagliante, dimora di coloro che in vita hanno perseguito la virtù. Dall’alto la Terra appare piccolissima e la Repubblica romana è simile ad un punto minuscolo.
Immagine: la Terra vista dalla Luna. Fotografia scattata dagli astronauti dell’Apollo 11 approdati sulla Luna.
In questo dialogo, il filosofo Giordano Bruno esplora le conseguenze più estreme della rivoluzione copernicana: la possibilità di un universo infinito e di una pluralità di mondi lontani.
Elementi su cui soffermarsi:
1. Se la Terra non è più al centro dell’universo e se l’universo stesso è infinito e popolato da infiniti mondi, allora possono esistere altri abitanti simili a noi? La risposta di Giordano Bruno è secca ed ironica: «se non megliori».
Immagine: pianeta extrasolare (punto rosso) che orbita attorno ad una stella nana bruna. Un pianeta extrasolare è un pianeta che orbita intorno ad una stella diversa dal Sole.
Il “Sidereus Nuncius”, “Messaggero Celeste”, è un trattato di astronomia pubblicato nel 1610 da Galileo Galilei, in cui vengo-
no annunciate scoperte scientifiche effettuate mediante l’uso del cannocchiale, strumento rivoluzionario, inventato poco prima in Olanda e perfezionato poi dallo stesso Galilei. Tra di esse, le fasi di Venere, i satelliti di Giove, l’irregolarità della superficie lunare, la natura stellare della Via Lattea. La nostra galassia non appare più come una nebulosità confusa ma, per la prima volta, viene risolta in stelle dalle nuove possibilità offerte dall’ottica. L’enorme quanti- tà di stelle per la prima volta accessibili è fonte di stupore e mera- viglia per l’astronomo pisano.
Elementi su cui soffermarsi:
1. Con il termine «grandezza» Galileo fa riferimento alla scala delle magnitudini, introdotta dall’astronomo greco Ipparco per classificare la luminosità apparente delle stelle. Una stella appare tanto più luminosa quanto minore è la sua magnitudine. Il «Cane» è invece Sirio, la stella più luminosa vista dalla Terra, nella costellazione del Cane Maggiore.
Immagine: telescopi dell’Osservatorio Europeo Australe (ESO) nel deserto di Atacama, in Cile. La Via Lattea è chiaramente visibile nel cielo, insieme alle Nubi di Magellano.
Parte terza: l’inquinamento luminoso
“La Ginestra o il fiore del deserto” costituisce la penultima lirica del poeta recanatese Giacomo Leopardi, composta nel 1836. La gine- stra presenta una critica alla cultura del proprio tempo, in partico- lare all’ottimismo di un «secolo superbo e sciocco», l’Ottocento, per poi affrontare in chiave materialistica e fortemente anti-antro- pocentrica il tema del rapporto tra uomo e natura.
Elementi su cui soffermarsi:
- Dalle pendici del Vesuvio, colme di lava solidificata («flutto indurato»), il poeta alza lo sguardo e vede «fiammeggiar le stelle», in un cielo di limpidissimo azzurro, e ne ammira il riflesso sulla superficie del mare.
- Agli occhi del poeta le stelle sembrano minuscole e puntiformi («a lor sembrano un punto»), mentre in realtà esse sono immense, talmente grandi che rispetto a loro sia la terra che il mare risultano insignificanti («un punto a petto a lor son terra e mare»). A tali distanze l’intero pianeta Terra, rispetto a cui l’uomo è nulla («questo globo ove l’uomo è nulla»), è del tutto sconosciuto.
- Il poeta osserva gli ammassi di stelle e la Via Lattea («nodi di stelle»), talmente distanti («ancor più senz’alcun fin remoti») da apparire simili a nebbia. Dal loro punto di vista, non solo la Terra e il Sole, ma anche le stelle a noi vicine, sono del tutto ignote, o appaiono come un semplice «punto di luce nebulosa». Dinanzi a questo pensiero, «che sembri allora, o prole dell’uomo?»
Immagine: nebulosa Trifida.
“Palomar” è un romanzo di Italo Calvino pubblicato nel 1983. Il titolo e il nome del protagonista costituiscono un esplicito riferimento all’osservatorio astronomico di Monte Palomar, negli Stati Uniti. L’opera è strutturata in tre parti, in cui si alternano sequenze descrittive a momenti di speculazione sulla precarietà e la provvisorietà della conoscenza umana.
Elementi su cui soffermarsi:
1 La rappresentazione della Via Lattea, con lo spolverio di stelle e di ammassi intervallati da cirri di polvere è allo stesso tempo imponente e pittorica, ma le conclusioni di carattere cosmologico e psicologico che Palomar ne trae sono ben diverse.
Immagine: regione di cielo chiamata LDN483 dove centinaia di nuove stelle stanno nascendo, proprio nella regione buia al centro dell’immagine. La luce delle nuove stelle ancora non è visibile a causa della grande quantità di gas e polvere che la assorbono.
Nelle pagine di “Luna e Gnac” troviamo una prima, fulgida, testi- monianza della tematica dell’inquinamento luminoso, ovvero di come l’elettrificazione delle città e l’eccessiva illuminazione pubblica e privata abbiano progressivamente negato l’accesso al cielo, l’immagine della Via Lattea e la conoscenza delle costellazioni a frazioni sempre maggiori di popolazione.
Immagine: illustrazione di Luna e Gnac utilizzata come scenografia di una rappresentazione teatrale (link).
Concludere sensibilizzando i partecipanti al tema dell’inquinamento luminoso. Raccontare loro che viene considerato inquinamento luminoso ogni forma di irradiazione di luce artificiale al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata e in particolare modo verso la volta celeste.
In Italia la prevenzione dell’inquinamento luminoso non è regolamentata da una legge nazionale. Nonostante l’esistenza di diverse leggi regionali, l’inquinamento luminoso continua ad interessare buona parte del territorio italiano.
Gli osservatori astronomici sono costruiti in zone con minimo inquinamento luminoso, lontano dalle città
Spiegazione del processo fisico
Precessione equinozi: cambiamento della direzione dell’asse di rotazione terrestre, dovuto all’attrazione gravitazionale del Sole ed alla non perfetta sfericità della Terra. La Stella Polare non indicava il Nord nell’antichità.
Scala delle magnitudini: la scala delle magnitudini fu introdotta dall’astronomo Ipparco. Quantifica la luminosità apparente delle stelle. Quanto più una stella appare luminosa, tanto minore è la sua magnitudine.
Via Lattea e costellazioni: La nostra galassia è una galassia a spirale chiamata Via Lattea. Le costellazioni invece non corrispondono ad oggetti fisici definiti, ma sono rappresentazioni puramente prospettiche.
Sfera celeste: Per orientarsi nel cielo, gli astronomi hanno definito il concetto di Sfera Celeste, ovvero una sfera immaginaria di raggio indeterminato, con al centro il centro della Terra. Se si prolunga l’asse di rotazione terrestre fino ad intersecare questa sfera immaginaria, otteniamo il polo nord e il polo sud celeste. Le stelle più vicine al Sole sono proiettate su di essa e formano quelle che noi chiamiamo costellazioni. A causa della rotazione terrestre, durante il corso della notte, le stelle sembrano ruotare attorno all’asse che definisce il polo nord celeste. Quelle più vicine al nord saranno sempre visibili sopra l’orizzonte per tutta la notte e definiscono pertanto costellazioni circumpolari.
Modello tolemaico e copernicano: il modello tolemaico prevede la terra al centro dell’universo, con i pianeti e il sole che orbitano attorno ad essa, incastonati in sfere concentriche. Le stelle fisse sono tutte alla stessa distanza ed appartengono alla sfera più distante. Nel modello copernicano il Sole si trova al centro e i pianeti gli ruotano attorno.
Inquinamento luminoso: Viene considerato inquinamento luminoso ogni forma di irradiazione di luce artificiale al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata e in particolare modo verso la volta celeste. A causa dell’inquinamento luminoso molte stelle sono invisibili se osservate da zone urbane. Gli osservatori astronomici sono situati in zone prive di inquinamento luminoso.