Lo specchio primario del James Webb Space Telescope (Jwst) è il più grande mai costruito per un telescopio spaziale. I telescopi “vedono” usando gli specchi per raccogliere e focalizzare la luce emessa dagli oggetti.
Dovendo guardare nel passato molto lontano – al tempo in cui si sono formate le prime galassie e capire, ad esempio, come si sono formati per la prima volta elementi come l’oro, il ferro o il carbonio, di cui siamo fatti anche noi – nel presente, per osservare gli oggetti nel Sistema solare e non solo, e nel futuro – scrutando nelle nubi di polvere cosmica dove si stanno formando nuove stelle e pianeti – deve necessariamente raccogliere moltissima luce, anche quella più debole.
Per questo motivo è stato progettato e realizzato con un diametro senza precedenti (per un telescopio spaziale) di 6.5 metri che gli conferisce un’area di raccolta totale di circa 25.4 metri quadrati, sufficiente per misurare la luce di galassie lontane. Infatti, più grande è lo specchio e la sua apertura, più luce si riesce a raccogliere dagli oggetti che si stanno osservando, e maggiore sarà il dettaglio con cui li si riesce a osservare; come accade per raccogliere l’acqua piovana, dove è meglio avere un grande secchio con una grande apertura piuttosto che uno piccolo, con una piccola apertura, perché nel secondo caso la goccia di pioggia dovrebbe cadere proprio nel punto giusto per entrare nel secchio.
La sua forma assomiglia a un nido d’ape dorato. Data la sua ampiezza e il fatto che ha dovuto essere “impacchettato” e “piegato” in stile origami per adattarsi all’interno del razzo per essere lanciato nello spazio, è stato suddiviso in 18 specchi più piccoli a forma esagonale, ognuno con un diametro di 1.32 metri, che si incastrano come un puzzle. In questo modo si ottiene una forma complessiva approssimativamente circolare, che è la configurazione stabile dello specchio primario una volta arrivato a destinazione.
Tutti i 18 specchi del telescopio sono fatti di berillio, un materiale leggero e forte preferito al vetro perché, alle temperature molto fredde dello spazio, mantiene la sua forma. Gli specchi sono rivestiti in oro, che ha la capacità di riflettere meglio la luce infrarossa.
La luce infrarossa permette di vedere meglio le tracce di antiche stelle, così come l’interno delle nubi di polvere cosmica. Anche i pompieri osservano la luce infrarossa, usano delle telecamere a raggi infrarossi, per vedere tra le fiamme e le nubi causate dal fuoco!
Infine, sia lo specchio che gli altri strumenti sono protetti da un parasole delle dimensioni di un campo da tennis, posto alla base del telescopio, che li protegge dal calore e dalla luce del Sole.
Di seguito trovate il codice per realizzare lo specchio primario di Jwst con la pixel art, oppure potete stamparvi scheda a colori o in bianco e nero. Buon divertimento!
Se siete anche amanti del lavoro a maglia – così come lo sono gli scienziati dell’Istituto di Fisica scozzese che hanno realizzato immagini astrofisiche come quelle riportate qui, dove trovate anche una scheda dello specchio di Jwst – con lo stesso codice di “pixel art” che vi abbiamo riportato in questa pagina potete realizzare la vostra versione dell’occhio dorato di Jswt, come abbiamo fatto noi: basta partire dal codice e sostituire i quadretti colorati con dei punti a maglia, lavorando le righe dispari a maglia dritta, mentre quelle pari a maglia rovescia.
Per saperne di più sul telescopio di Jwst, guardate il video su Media Inaf Tv: